Breve resoconto di viaggio, durato tre giorni e mezzo nei primi giorni di gennaio 2025.
Tre giorni e mezzo sono sufficienti per vedere le principali aree della città e visitare massimo 2-3 attrazioni; con quattro-cinque giorni potete includere qualche visita in più o un’escursione.

Organizzare il viaggio
Qualsiasi sia la destinazione, quasi ogni guida riporta sempre lo stesso consiglio: prenotate fra primavera e autunno. Mi ritrovo invece a viaggiare spesso in pieno inverno – di necessità virtù. Stavolta mi unisco a gran voce, piuttosto cambiate itinerario, a Gennaio Budapest è molto fredda, il vento è estremamente gelido, le giornate corte e i prezzi da alta stagione. Se poi siete sfortunatelli aggiungete l’allerta meteo per nebbia o pioggia incessante. Persino gli autoctoni erano mini-omini Michelin senza scoprirsi coraggiosamente. Considerato che è davvero molto bello girare nelle zone all’aperto, se potete optate per altre stagioni.

Piacevolissimo prendere i mezzi pubblici: tram, autobus e metro sono molto efficienti, collegano bene le aree principali, sono puliti e abbordabili. Il nostro hotel era al limite fra Pest centro e Varosliget e i tempi di attesa erano meno di 5 min per tutti i tipi di mezzo. La metro n. 1 è stata anche la seconda in Europa dopo Londra; molte stazioni e vagoni della linea sono ancora nello stile di inizio 900 e valgono l’esperienza di una corsa. Taxi non pervenuto, non ne abbiamo avuto bisogno, ma sembra collaborare con il servizio di Uber.

Niente euro, ma non necessariamente bisogna cambiarli per Fiorini o ritirare al bancomat: abbiamo potuto utilizzare sempre e per qualsiasi servizio il POS, meraviglioso. Consiglio solo un poco di attenzione, per costi nascosti o non espressi in anticipo, tipo mancia e servizio + i classici rincari per turisti fatti passare per disattenzione. In generale comunque i prezzi sono allineati con quelli delle altre capitali europee – la pacchia del costo-poco non c’è più.

Paesaggio
La vista del canale e delle due sponde è magnifica, che la si guardi dall’alto, da un ponte, da Buda o da Pest – le due città che sono state unite nel 1873. La migliore che abbiamo esperito è quella sulla cupola del Castello, e sulle terrazze del percorso pedonale sottostante.
A Obuda, sulle colline di Gellert, sull’isola Margherita e dintorni non abbiamo messo piede, sia per mancanza di tempo che per l’eccessiva umidità – per cui questa esperienza è abbastanza monca da questo punto di vista.



Architettura
Andiamo al meglio del viaggio, non per niente adoro visitare città europee. Budapest è stata quasi tutta ricostruita a partire dall’800, e sia per questa ragione che per preferenze culturali il risultato è un grande, immenso amore per il revival: non solo neoclassico ma anche neogotico, neoromanico, neobarocco, neomoresco e tante altre forme eclettiche. L’impressione (piacevole) è quella di una città variopinta, allegra ed elegante, perché comunque il mix è ben riuscito. Di sera poi è molto suggestivo, i palazzi hanno illuminazioni ben studiate che esaltano la loro ricchezza.

Nella singola opera l’eclettismo invece mi entusiasmava molto meno, ma è normale: per personale preferenza e formazione professionale non amo gli stilemi ma le opere figlie del proprio tempo. La mia preferenza è andata quindi quasi tutta per l’architettura secessionista. Mi sono piaciuti tanto l’Hotel Gellert (purtroppo ho visto solo l’esterno, la hall e i famosi bagni, il resto era in ristrutturazione), Palazzo Gresham, Palazzo New York (l’interno invece è neobarocco), l’ex Banca Turca, il Café Gerbeaud e altri di cui non saprei dirvi il nome sempre nel centro di Pest. Alzate lo sguardo, ci saranno dettagli bellissimi spesso inaspettati.




C’è anche un po’ di architettura contemporanea, ma di quanto ho visto io vi segnalerei la casa della Musica di Sou Fujimoto, nel quartiere Varosliget. Ė possibile visitare i cafè all’interno e la hall, bellissima.



Attrattive
Nonostante il clima non fosse dei più accoglienti, la città era pienissima di turisti, e più della metà italiani – fortunatamente una quantità gradevole e allegra, niente di asfissiante o folla eccessiva da telegiornale. Tuttavia vi erano code per ogni visita e anche nei cafè-ristoranti più gettonati. Il premio-coda va comunque al Parlamento. Abbiamo provato a prenotare online un mese prima ed era già full, per cui siamo andati a fare la coda fisica per due mattinate nella speranza di rientrare nei biglietti sfusi: in coda dalle 8.15 alle 10.00 per rimanere fra i primi dieci esclusi. Pensateci MOLTO prima.

Ci sono tantissimi musei. Noi abbiamo visitato la Galleria Nazionale Ungherese e abbiamo apprezzato molto la collezione permanente ma anche le temporanee; entrambe riprendono tutte le epoche artistiche con grande focus su 800 e 900 e tantissimi artisti locali. In più, come descritto prima è inclusa una vista sul panorama, stupendo. In wish-list il Light-Art Museum.



Ci sono altrettante statue, istituzionali, commemorative, artistiche, in stile o moderne e anche un po’ curiose. Una serie molto particolare è quella realizzata da Mykhailo Kolodko, che ha disseminato la città di mini-statue come questa qui sotto, trovata per caso all’interno del parco Városliget. Sono grandi all’incirca quanto il palmo di una mano. L’artista è ucraino, con origini ungheresi.

Come non parlare delle terme? Ne abbiamo visitata una sola, la Gèllert ovviamente per rimanere in tema di architettura secessionista. I prospetti esterni e la hall mi sono piaciuti molto. Oltre questa è altrettanto famosa la Széchenyi – una delle più grandi in Europa con spazi in esterno, e i bagni turchi Rudas; a queste si aggiungono diversi altri centri disseminati per tutta la città spesso inclusi nei servizi di un hotel. Portatevi cuffia, ciabatte e asciugamano perchè spesso non sono inclusi – un plus anche un lucchetto di sicurezza. Non ho foto di interni perchè ci siamo letteralmente spiaggiati godendoci le acque calde.

I locali sono molto curati, spesso anche a tema e si trova di tutto: dallo stile neobarocco del New York Cafè (aspettatevi una bella coda lunga e un conto salato se volete entrare), all’urban style di quelli nel quartiere ebraico (il più famoso è Szimpla Kert – o bar delle rovine sulla via Kazinczy), a soluzioni green, vintage, umoristiche e di ogni tipo. Lo stesso trend vale anche per molti hotel, il nostro ad esempio era un Ibis a tema videogiochi.
Il cibo locale è molto buono ma un poco pesante; ma quando avrete voglia di cambiare vi saranno tantissimi ristoranti etnici. In tema street food – local, la pizzetta fritta Langos sono sicura che piacerà a molti, così come il Chimney Cake. Da bere abbiamo provato il Mulled Wine per strada – il vino caldo bollente servito in bicchierone di carta; un vino locale e la Birra Dreher.

Sono molto parca in termini di souvenir, non solo non ne vado a caccia – anche se come tutti mi piego alla richiesta familiare di portare calamite da ogni posto – ma faccio fatica anche a comprare quello che mi piace perché so già che lo lascerei marcire in un angolo. Se invece è più nelle vostre corde, troverete tante statuette dello Schiaccianoci in legno, ben fatte e super natalizie. Un’altra chicca è il cubo di Rubik, che ho scoperto essere di natali ungheresi – occhio agli store che lo propinano a 50 € contro la canonica decina.

Chiusa
Suggerirei una visita a Budapest? Assolutamente sì, l’atmosfera generale è bellissima ed è una città che seppur “nuova” ha saputo dare tanto calore a chi la visita e si sbraccia a più non posso per sorprendere il turista e dargli tantissime alternative; davvero tanto moderna da questo punto di vista.
Poi passeggiare sul lungofiume vale da sè l’esperienza, e non per nulla metà delle mie foto sono dedicate a questi scorci.



