Ho visitato Parigi in due viaggi del tutto differenti, sia come compagnia-contesto che soprattutto come scelta dei posti visitati. Sebbene questo possa essere il milionesimo resoconto, sebbene chi ci viva possa dirne meglio ancora, non posso resistere dal rendere omaggio anch’io a così tanta bellezza e dare il mio punto di vista. Anche perchè, lo ripeterei all’infinito, Parigi ha così tanto, da poter costruirsi un viaggio su misura. Ce n’è davvero per tutti i gusti!
Il primo viaggio (2011) è stato durante l’Università, ad ottobre, eravamo un gruppetto di colleghe architette, super affamate di vedere con i nostri occhi le realtà delle grandi architetture contemporanee, dei palazzi da rivista, delle archistar, di quello che potevamo vedere solo a video o carta, senza aver speranze venisse costruito anche nella nostra città. Il secondo viaggio (2022) è stato con la dolce metà a capodanno: più classique di così non si può.
Il pro del primo viaggio è aver estinto parzialmente quella sete impazientissima di vedere il nuovo, e in effetti è stato veramente particolare, diverso. Il contro è che per fare questo tipo di tour occorre sacrificare molto della parte più storica, dedicare intere giornate a singole opere e saltellare da una metro all’altra perdendo la visione complessiva della città. Tornandoci ho capito che non sapevo collocare nei quartieri i diversi monumenti, definirne i rapporti in base ai collegamenti. Il secondo viaggio, decisamente più tradizionale e tranquillo, me l’ha restituita.

per chi volesse saltare al sodo:
Quando andare
Non andate nei periodi di alta stagione. So benissimo quanto possa suonare odiosa questa frase per chi non può fare altrimenti, il 95% delle volte anch’io non ho scelta. Ma a Parigi ho percepito ancora più disagio che per altre mete, devo dirlo.

Come dicevo, nel 2011 era ottobre: bassa stagione, quasi nessuna coda, musei godibili. Ciò nonostante c’era comunque un po’ di folla davanti la Monna Lisa (non oso immaginare in alta stagione… perché non le dedicano una sala a parte?? è quasi impossibile veder bene Le Nozze di Cana, che sovrastano la parete opposta), e un po’ di coda per Tour Eiffel e Musèe d’Orsay. Parigi non era per niente sottotono o con le tende tirate: è stato bello semmai vivere molti giardini in esterno e nonostante l’aria freschetta, alcune giornate erano belle.

Il secondo viaggio è stato a capodanno: 27 Dicembre 2022 / 1 Gennaio 2023. Altissima stagione. Se da un lato la presenza di molte persone e le luci natalizie mettano allegria, per contro molte altre situazioni si sono rivelate un incubo. Esempi pratici: un’ora di coda sotto la pioggia-vento per l’Orangerie; una la mattina presto per la Saint-Chapelle; nessuna prenotazione disponibile per il Louvre e per Disneyland; un solo slot possibile per Versailles; sale della reggia così piene da desiderare di vedere tutto in fretta e in furia. Dato il tempo nuvoloso, con venti freddi – anzi la temperatura ci ha graziato, 11° – non era possibile godersi appieno giardini e sostare negli spazi pubblici.
L’hotel è stato carissimo e non abbiamo avuto molta scelta, a meno di non finire al confine con la circonvallazione periferica (prenotato due mesi prima solamente), e ha fatto sold out così come molti altri.

Varie sulla gestione del viaggio
Mezzi: come trovato in molti siti, consiglio anche io il carnet invece dell’abbonamento metro, a meno che abbiate al seguito bambini, anziani ecc.
È molto più bello (e più fattibile di quel che pensavo) partire da una zona, farsi tutto un pezzetto di mappa a piedi e tornare all’hotel a fine giornata. Certo, bisogna essere dei buoni camminatori (le distanze si sentono), ma si riesce ad assaporare molto di più del mordi e fuggi del 2011, in cui ci infilavamo in metro per andare a vedere una specifica attrazione, poi di nuovo dentro per spostarci da un’altra parte. Se poi fa bel tempo, potete anche noleggiare bici o monopattini.
Bonus track, mezzi capodanno: la notte di capodanno, dalle 17 del 31 alle 10 di giorno 1, tutti i mezzi de l’Ile de la Citè (quindi anche tornare da Versailles per dire) sono gratuiti! Occhio però che data l’enorme affluenza, da far invidia ai buttadentro giapponesi, potreste perdere alcune corse e quindi più tempo.
Card musei? Nel 2011 avevo meno di 26 anni e Parigi ti regala letteralmente l’ingresso al 90% dei musei/palazzi. Quest’anno invece per risparmiare abbiamo deciso di prendere il Paris Pass, ma è stato in realtà un errore: se gestito bene conviene e lo consiglio, ma nel nostro caso abbiamo scoperto dopo che alcuni musei erano già sold out. Abbiamo ripiegato su altro solo per non perder soldi. Occhio anche ai siti di terze parti, ce ne sono una marea ed è facile cadervi: aggiungono commissioni al Paris Pass o ai ticket dei musei in fase di acquisto; andate sempre nei siti ufficiali. In ogni caso, gratis o a pagamento, pensateci almeno due settimane prima: prenotate tutto.

Inglese e stereotipi: si ride tanto sul parigino indisponente, che fa lo gnorri davanti al tuo rozzo francese, correggendoti con superiorità… ecco non ho avuto questa impressione. Il francese regna ovviamente, e l’inglese fatica a trovar posto anche nei canali istituzionali, ma sono stati tutti stra-gentili con noi. Semplicemente… molti non parlano l’inglese. La vera pecca semmai è che molti musei come Versailles non contemplano nemmeno la traduzione in inglese dei percorsi espositivi.
Barriere architettoniche: non sono disabile nè stata in compagnia di, ma al secondo viaggio avevo un leggero dolore al ginocchio che è diventato subito invalidante dopo l’infinito numero di scale a cui la città ti sottopone. Raramente ho visto percorsi disabili ben visibili, la metro sembra disegnata da Escher, le scale mobili si contano sulla punta delle dita e molti ascensori erano fuori uso sia in stazioni che musei. Non mi sono impegnata moltissimo alla ricerca di alternative, preferivo andar piano, quindi sì, fa ridere ma zoppicavo per la maggior parte del tempo. Se avete a seguito disabili, anziani o passeggini, tenetevi larghi sui tempi di percorrenza.

Cibo
Eccezion fatta per i macaron, ho approcciato il cibo francese solo nel secondo viaggio.
Iniziando dalla colazione, non deve mancare la tappa alla boulangerie (una forneria-panetteria-pasticceria). Niente breakfast in albergo, non ne vale la pena soprattutto per noi italiani abituati alla colazione dolce. Nelle boulangerie quasi sempre troverete caffè (più simili a quelli americani) da accompagnare alle “viennoiserie”: sfoglie come treccine, pain au chocolat, croissant… ma molto molto più buoni dei nostri, forse per l’uso generoso di burro. In alcuni bar meno centrali ci sono formule di menu per la colazione anche molto convenienti (2,50 € per un pezzo e un caffè – in posti centrali potrebbe arrivare a costarvi 10 euro).

Andando alla sosta pranzo, se volete rimanere leggeri e non spender tanto ma far onore alla tavola francese, potete tornare ancora nelle boulangerie. Oltre alla classica baguette, e pani di ogni tipo, molte hanno sfoglie salate tipiche come le Croque monsieur, ovvero dei toast ricoperti di formaggio e ripieni di formaggio e prosciutto; oppure le quiche, delle torte salate con uova e carne; panini, treccine salate eccetera. Non sono leggere, ma proprio per questo saziano anche dopo ore di camminate.
Al pomeriggio, facile facile: crepes di ogni tipo, dolcini di pasticceria (spesso anche nelle boulangerie), cioccolatini, castagne da ambulanti e gelati: seduti o da mangiare al volo.
E dulcis in fundo i ristoranti e caffè francesi, onnipresenti, con i loro tavoli piccolini e tanto sapor artigianale. Fanno una cosa che trovo irresistibile: offrono un menu fisso con dei piatti del giorno (3 alternative massimo a portata, non mille scelte… stupendo) e scrivono il tutto a mano su lavagnette esposte all’esterno. Il cibo è quasi sempre stra-buono (ma bisogna evitare posti troppo turistici, pubblicizzati nei social), servizio, pane e acqua inclusi.
Infine in realtà qualsiasi cucina vi vada di mangiare quel giorno, avrete vita facile. Da vietnamita a creolo, c’è di tutto: ai francesi piace mangiar fuori casa e si vede.
Anche da bere (e uscire la sera in generale) non ci si può lamentare, ci sono pub e drink di ogni tipo – non solo vini. Le formule happy hour sono più convenienti di quelle che si trovano a Milano. Troverete spesso anche il pastis che però non abbiamo provato.
Bonus track, cenone di capodanno: reduci da esperienze in cui eravamo rimasti fuori da tutto, abbiamo prenotato un posto su The Fork, app attiva anche in Francia. La cosa positiva è non esser impazziti nella ricerca, nè costretti a menù eccessivamente costosi, ma vi dirò che le sale dei bistrot e ristoranti erano piene a metà (sicuramente quelle più famose o sbandierate da reel virali saranno state prese d’assalto). Probabilmente potete improvvisare a meno che non siate molto esigenti.

Cosa vedere
Eccoci finalmente al succo! Come dicevo alle prime battute, in questa città è possibile trovare qualsiasi cosa sia di vostro interesse, quindi selezionate bene! Se è la prima volta, come avrete capito suggerisco comunque di muoversi il più possibile a piedi per esplorare i principali quartieri, le sue viste mozzafiato, e accedere poi a quello che si preferisce – che sia un pub a tema vampiri o il museo delle fogne. Se siete architetti o amateurs, siete nel posto giusto: cercherò di dirvi di tutto e di più su arte e architettura contemporanea.
Sintetizzando una summa dei due viaggi, suggerirei quindi di suddiversi la città a zone e dedicare a ognuna un giorno minimo, e due se entrerete in qualche attrazione. Vi aggiungo anche i posti wish-list, dove non sono riuscita ancora a entrare:

giro n.1: le due Îles + quartiere Marais nella Rive Droite
ovvero Île de la Cité, Île Saint-Louis + la Rive Droite dal Centre Pompidou a piazza della Bastiglia, passeggiando un po’ in Rue de Rivoli. Fermate d’obbligo a mio parere: Pont Neuf, Place Dauphine, Notre-Dame (sperando abbia riaperto), Sainte-Chapelle (una delle architetture più belle che abbia mai visto), Centre Pompidou (meraviglioso, bella anche la mostra all’interno e raggiungibile anche a fine giornata, chiude alle 21.00); Place des Vosges e Place de la Bastille. II Musèe Picasso è sacrificabile se è il vostro primo giro. Se siete malati come lo eravamo noi, vicino al Pompidou c’è anche lo studio di Renzo Piano, se volete buttargli un occhio…
Wish list: Atelier Brancusi, ha orari molto ristretti e non riesco mai a beccarlo aperto.

giro n.2: Rive Droite – quartieri Louvres e Les Halles
secondo cuore nevralgico, potranno servirvi due giorni o più se vedete i musei: tutta la zona vicino fiume che va dalla Torre St. Jacques a Place de la Concorde, fino ad altezza Opèra. Fermate obbligatorie: St. Eustache, Les Halles (anche solo da fuori), cortili del Palais Royal, Musée du Louvre (almeno mezza giornata per lui se non ci siete mai stati), Jardin de Tuileries (bellissimo per rilassarsi al sole), Musée de l’Orangerie (due orette), Place de la Concorde, Place Vendome, Opèra e vista sul tetto delle Galeries Lafayette.
Wish list: Bourse de Commerce, con installazione di Tadao Ando

giro n.3: Rive Droite – Champs Elisèes, Invalides, Champ de Mars
In continuità o a giornata nuova rispetto al giro due: da place de la Concorde arriviamo all’Arc de Trionphe passeggiando per gli Champs Elisèes e scendiamo alla rive Gauche fino ai giardini dei Champ de Mars. Fermate d’obbligo: Jardins de Champs Elisèes, Petit Palàis e Grand Palàis, Pont Alexandre III, Hôtel des Invalides, Arc de Trionphe, salita alla Tour Eiffel, Unesco centre (architetti nientepopodimenoche: Le Corbusier, Walter Gropius e Lucio Costa), salto all’immeuble 25 bis Rue Franklin di Auguste Perret (seconda chicca per gli architetti).
Wish list: Grand Palàis dall’interno; Quai Branly dell’Ateliers Jean Nouvel; Palais de Tokyo Expansion di Lacaton & Vassal

giro n.4: Rive Gauche – St. Germain e Quartiere Latino + Parc de Bercy
Per gli amanti dell’architettura contemporanea non si può non iniziare questo giro dal notevole percorso dal Parc de Bercy; da lì – se il caso aiutati da due fermate metro per arrivare alle stradine del Quartier Latin e del St. Germain-des-pres, stra consigliato. Fermate d’obbligo: la Bibliothèque François-Mitterrand di Dominique Perrault, le Cinémathèque Française di Frank Gehry, La cité de refuge di Le Corbusier, [colpo di metro obbligatorio…], Institute du Monde Arabe (fra i progettisti Jean Nouvel – e con questo siamo a tre straottimi contemporanei in un colpo), Église Saint-Séverin (bellissima), Place du Pantheon, Jardin du Luxembourg e Musée d’Orsay. Ho visto anche la Fondation Cartier (sempre Jean Nouvel) dall’esterno; la Gare de Montparnasse è sacrificabilissima.
Wish list: Bibliothèque Sainte-Geneviève, di Henri Labrouste; Docks de Paris di Jakob + MacFarlane

giro n.5: Defense + Bois de Boulogne + Montmartre
primi quartieri fuori mano: il quartiere distopico della Defense (è stato troppo gelido persino per me, amante del contemporaneo) e salto la sera al quartiere di Montmartre – godibile anche in notturna grazie alla vista sulla città, le Sacre-Coeur aperto anche la sera e i locali in cui mangiare. Vicino c’è anche Pigalle, con Moulin Rouge. Fermate d’obbligo: Maison La Roche-Jeanneret è la mia architettura preferita di Le Corbusier, la fermata storica della metro di Hector Guimard a Paurt Dauphine, il “caffè d’Amelie” ovvero Café des Deux Moulins (e lo so, ceduto anche io).
Wish list: Fondation Louis Vuitton di Gehry, Bois de Boulogne; Hôtel Guimard di Hector Guimard; Villa Dall’Ava di OMA.


giri fuori mano, da integrare a piacere:
Maison Ozenfant di Le Corbusier (non ho idea se si possa visitare, “salutata” da fuori) con vicino Maison du Brésil e Fondation Suisse (sempre del carissimo, sempre un piacere); sempre di sua mano, ma da tutt’altra parte Villa Savoye: un’intera mattina, di sicuro, ma merita merita. Cambiando del tutto registro: Château de Versailles: serve una giornata intera, è così e potrebbe deludere in alcuni punti, ma val sempre la pena anche qua.
Wish list: cattedrale di Chartres e Basilica di Saint-Denis; Philharmonie de Paris di Jean Nouvel

Penso proprio
che sia palese il mio amore per questa città e per la grande biblioteca architettonica che contiene. Assolutamente ineguagliabile, per un architetto è più che una boccata d’ossigeno e d’ispirazione. Volete fare un regalo? Un bel biglietto per Parigi!

bonus track finalissima:
date un’occhiata anche alle mappe di archdaily (in fondo all’articolo): link
